Cari amici,
l’uomo che vedete in foto si chiama Giuseppe Rotundo, condannato in via definitiva a un anno e dieci mesi di reclusione per detenzione di dieci grammi di cocaina.
Giuseppe viene rinchiuso all’interno del carcere di Lucera, in provincia di Foggia. Tre agenti della polizia penitenziaria “racconteranno” di essere stati aggrediti da lui, così, senza un motivo. Inoltre, sosterranno anche che i lividi e le varie lesioni riscontrate su tutto il corpo di Giuseppe non sarebbero altro che il frutto di atti di autolesionismo.
Il giorno dopo, il detenuto Giuseppe Rotundo viene sottoposto a visita medica. Il personale medico, dopo aver medicato il detenuto, riferiranno al magistrato di turno quanto segue:
“La faccia del detenuto Giuseppe Rotundo appare piena di lividi e gonfia come un pallone. Il viso è irriconoscibile e presenta fratture ed ecchimosi su tutto il resto del corpo. Sono sincera, in tanti anni di attività all’interno nelle carceri Italiane, non ho mai visto un detenuto ridotto così.”
I lividi su braccia, gambe e schiena, quei tagli sulla faccia, quel piede diventato color melanzana, l’occhio sanguinante, le cicatrici sulle guance. Sono tutte cose reali, fotografate, periziate e repertate dai medici.
Il racconto di Giuseppe Rotundo, non è il solito racconto generico di un pestaggio. Perché, si sa, i pestaggi in carcere non esistono, sono solo pure invenzioni. Ma la violenza in carcere ha tante facce. Quella più oscura è quella sui detenuti, difficile da trattare, da dimostrare e persino da ipotizzare.
Quello che avviene all’interno del carcere resta chiuso tra quattro mura. Nessuno denuncia niente. O SI TROVA IL MODO PER FARGLI CAMBIARE IDEA.
Nello stesso carcere dove era recluso Rotundo, proprio qualche mese fa è morto un detenuto. Si chiamava Alberico Di Noia. Era dentro per piccoli reati. Gli restavano da scontare pochi giorni di prigione. Lo troveranno impiccato in cella.
La ricostruzione dell’Amministrazione penitenziaria non convince nemmeno il sindaco che per protesta proclama il lutto cittadino.
“Hanno voluto chiudere in fretta e furia il caso, non capisco perché – commenta con l’amaro in bocca il sindaco Giovanni Riontino -. Così come non capisco perché abbiano impedito alla famiglia di vedere il corpo per 24-48 ore. Non capisco perché una persona che deve uscire a giorni si impicca in cella? Conoscevo quel ragazzo, eravamo coetanei, non lo avrebbe mai fatto.”
Vedete, amici, nelle nostre carceri ogni anno muoiono più di 100 detenuti in circostanze misteriose. C’è chi muore a causa di un infarto, ma viene trovato con 8 costole rotte, due denti spaccati e il cranio spappolato; c’è chi muore a causa della malnutrizione, ma viene trovato con un occhio tumefatto, la mascella spaccata e la spina dorsale deviata; c’è anche chi muore a causa di un suicidio, ma viene trovato appeso ad un termosifone posizionato a 70 cm da terra.