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Channel: MALAGIUSTIZIA – Andrea Mavilla
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Io condannato all’ergastolo senza aver commesso alcun fatto.

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Cari amici,
immaginatevi all’interno di una Caserma dei Carabinieri con l’accusa di aver sequestrato ed ucciso un uomo. Adesso immaginate di finire all’interno di un carcere di massima sicurezza con una condanna all’ergastolo – carcere a vita – ma senza aver fatto nulla.

Questo è l’inferno che sta vivendo da oltre dieci anni Vincenzo Bommarito, oggi 30enne, arrestato – ingiustamente – nell’anno 2006, dopo che il vero autore del delitto ha fatto il suo nome su pressione dei Carabinieri che lo stavano massacrando di botte.

Ma l’inferno è soprattutto nella lucida consapevolezza di essere vittima del furto più atroce, quello della libertà. E di vivere l’interminabile divenire di giorni grigi, sempre uguali, al posto di qualcun altro. 

Riassumiamo brevemente i fatti. Vincenzo Bommarito viene accusato da un suo dipendente bracciante agricolo, Giuseppe Lo Biondo, di avere sequestrato ed ucciso un noto avvocato, Pietro Michele Licari, dopo averlo tenuto sequestrato dentro una profonda botola d’ispezione di una condotta di acquedotto.

Questa accusa è stata determinante per la condanna all’ergastolo di Vincenzo Bommarito, mentre l’accusatore – autore del sequestro – se l’è cavata con tredici anni e quattro mesi di reclusione.

Peccato che a distanza di sette anni di carcere, Giuseppe Lo Biondoautore materiale del sequestro - venga colto da terribili rimorsi di coscienza.

“Perdonami Vincenzo per aver fatto il tuo nome ingiustamente – scrive Lo Biondo – ma non ho resistito alle forti pressioni da parte dei carabinieri che mi picchiavano per dire ciò che volevano sentirsi dire.

Ho provato a dire al mio avvocato che tu eri innocente, ma lui mi ha consigliato di non ritrattare le mie dichiarazioni, questo per non incorrere in una contro denuncia per falsa testimonianza che, secondo il mio legale, avrebbe peggiorato la mia posizione e rischiato almeno due anni in più di carcere.”

Prove che potrebbero scagionare il giovane se prese in considerazione da chi, in precedenza, ha deciso di rinchiuderlo in carcere a vita sulla base di una falsa testimonianza. 

D’altronde, è sempre meglio rischiare di salvare un colpevole piuttosto che condannare a vita un innocente.

Andrea Mavilla


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